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Celenza Sul Trigno: cenni storici
Il territorio di Celenza si estende, per 22,60 km., su una dorsale collinare profondamente incisa dal corso dei torrenti Vecchio e Caccavone, alla sinistra della media valle del fiume Trigno.
Il centro abitato, situato su uno sprone a nord della confluenza del fiume Monnola, gode di un suggestivo panorama per gli spettacolari scorci sulla Maiella, sul Matese, sulle colline degradanti verso l'Adriatico.
Il toponimo, omofono con la pugliese Celenza, anche se in connessione con il latino caelum, (con la forma sincopata cael, osco kaila, tempio, edicola), resta oscuro.
Il ritrovamento di reperti archeologici appartenenti al periodo romano potrebbe testimoniare che il territorio, sin dai tempi antichi, ha ospitato un insediamento abitativo, che avuto, poi, nei secoli altomedievali una documentabile continuità rilevabile anche dai toponimi Torre della Fara e La Fara, ai piedi del colle Macchia Rotonda, che denuncerebbero una sicura presenza longobarda.
La più antica menzione del paese risale all'anno 1309, ricordata come Celentia, e ancora nell'anno 1328 come Celencia.
Nel 1451, Celenza è compresa nella baronia di Monteferrante, posseduta, per investitura di re Alfonso V d'Aragona, da Marino Caracciolo di Santo Buono, al quale successero i figli Tiberio, Ettore, Galeazzo e Sergiovanni.
Successivamente appartenne ai d'Avalos, dei duchi di Guglionesi; ai Pignatelli e di nuovo ai Caracciolo fino all'abolizione della feudalità.
Del suo passato conserva tracce nella tomba seicentesca dei principi d'Avalos-
Al plebiscito del 1860 per l'annessione al regno d'Italia, su 500 iscritti, votarono soltanto 178 elettori: 176 si espressero a favore, 2 si dichiararono contrari.
Al referendum istituzionale del 1946, i voti per la repubblica furono 122, 749 quelli per la monarchia; i voti non validi 37; 25 le schede bianche.
Recentemente il Comune è stato insignito della Medaglia d'argento al merito civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale .